Chiedete tutto a uno scrittore, chiedetevi di raccontarvi l’impossibile e se ha abbastanza “mestiere” e sufficiente fantasia lo farà, lo farà con gusto ed anche un pizzico di gigioneria, o autocompiacimento che dir si voglia. In genere è così che funziona il cervello di coloro che fanno della fantasia la loro arte.
Di parlavi dell’uomo Luigi non ne ho voglia, non oggi almeno, sono depresso e direi cose che deprimono, rischiando di scatenare una pandemia, voglio parlavi di un altro Luigi, di un Luigi che vive in bilico tra il passato ed il futuro, cercando di evitare il presente, di un Luigi che si sente fuori posto perché certo di essere nato nell’epoca sbagliata, di un Luigi che adora i voli di fantasia ma si appassiona per le cause reali e tangibili di tutti i giorni e di tutti.
Sono, come tutti fatto di una parte di luce e tre parti d’ombra, non ve ne dolete, è nell’ombra che trovo me stesso, vi trovo riposo ed ispirazione, amore e desiderio, felicità e malinconia. Malinconia, ecco il filo conduttore della mia vita, il sentimento che sopra ogni altro mi ha catturato, che ha fatto di me ciò che oggi sono, il mio sentimento preferito, il cantuccio caldo in cui mi rifugio, il letto soffice in cui accolgo le mie amanti. Non pensate alla malinconia come a qualcosa di negativo, essa è un incontro, un incontro con se stessi ma pur sempre un incontro, la malinconia riesce ad avvolgerti, si trasforma, può divenire nostalgia e portare con se universi di ricordi, oppure può divenire tristezza e compattarsi in pathos senza orizzonti. Non mi immaginate come un triste ed immusonito uomo, che si atteggia a poeta maledetto, vivo spesso nel passato, ma non sono così poco accorto da tenere innaturali atteggiamenti che neanche si sposano bene con il mio essere Luigi. Spesso, quando serve a me o quando occorre per interfacciarmi con i miei simili, non esito ad usare quella parte di luce che anche io posseggo; una maschera penserete! No, non è così, la premessa era che sono fatto di tre parti d’ombra e di una parte di luce, quindi, quando uso la parte luminosa del mio essere uso comunque una parte di me stesso e dunque non fingo, non mi maschero, non creo illusioni mentendo, mostro quella parte di me che può piacere di più, che mi rende più affabile, meno ostico, più digeribile. L’altra parte, quella predominante, è più intima, vive in uno strato più profondo del mio essere, uno strato a cui solo io ho accesso. A dir il vero ad alcuni ho permesso di arrivare sulla soglia del mio stato d’ombra, molto pochi per la verità, e costoro hanno scoperto un Luigi che non immaginavano potesse esistere, un uomo che piange per amore e può commuoversi dinanzi ad un tramonto, un uomo che non desidera svelare a tutti le sue debolezze. Sicuramente sono introverso e alquanto restio a scodellare i miei sentimenti, sempre e subito, ma faccio un buon uso del quarto di luce del mio carattere e molto pochi riescono ad accorgersi che sotto un Luigi ce ne un altro. Forse penserete che il mio è uno stato patologico, non credo. Penso che tutti siamo molto più complessi di quel che crediamo e poi se anche non fossi normale qualcuno dovrebbe prima darmi la definizione precisa di normalità, poi dimostrarmi che io sono al di fuori di quella categoria e poi convincermi di essere anormale. Sarebbe una gran bella lotta.
Scrivo per passione, di getto, senza pensarci e senza programmare mai. Se mi metto a pensare, a fare una costruzione a dare un’ossatura ai miei scritti… finisce che me ne stufo e cambio argomento, quando mi siedo alla tastiera non so mai di cosa parlerò, la prima cosa che butto giù è il titolo, esso contiene già tutto quel che voglio dire, per questo è la parte difficile da creare, il resto è nella tastiera, schiaccio e viene fuori da sola.
Forse sono bravo, forse no, ad alcuni piace il mio modo di scrivere e, soprattutto, piace a tre quarti di me stesso, e non è poco.
Luigi Orsino
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13 ottobre 2011 a 09:58
Ho letto della sua storia negli articoli precedenti, Ha avuto grande coraggio a fare tutto quello che ha fatto visto il grande prezzo che ha dovuto pagare. Secondo quello che ha passato sarebbe stato più facile cadere in uno stato di compiacimento e invece no lei è capace di vivere ciò che per molto meno le persone vivono come uno stato di profondo malessere. Certo, questo non mi fa credere che non si ritrova a vivere momenti difficili, ma è il modo in cui si affrontono questi che segna quello che siamo. E lei è un uomo che ha fatto delle sue espierenze un modo per diventare una persona migliore e capisco, perciò quando dice di appartenere ad altri tempi.
13 ottobre 2011 a 12:30
Conosco la sua storia sig. Orsino, le persone che hanno fatto del male a lei e alla sua famiglia la pagheranno cara. La giustizia divina saprà cosa fare a queste persone a questa non la scamperanno sicuramente.
13 ottobre 2011 a 18:35
Mi sono documentato sulla vicenda della famiglia Orsino e molti nella loro zona la conoscono, me ne sono accorto da twitter perchè oggi ho twittato questo articolo e mi è stato risposto con solidarietà.
E’ importante che si sappia, ma non basta , si può fare di più soprattutto per persone così belle e si vede da come scrive e dallo sguardo dolcissimo.
Massima solidarietà, ma soprattutto stima.
Andrea
14 ottobre 2011 a 11:09
Non ho capito bene. Luigi Orsino è un nuovo redattore del blog? In questo caso il mio BENVENUTO! STUPISCICI!!!
Gekos