CONSIDERAZIONI E RIFLESSIONI SUGLI SCONTRI DI ROMA DEL 15 OTTOBRE
Innanzi tutto credo sia d’obbligo fare un grosso distinguo tra la stragrande maggioranza dei partecipanti a quella manifestazione che doveva essere, nelle loro intenzioni, pacifica. Quella eterogenea massa di gente costituita da attivisti e simpatizzanti di partito, da persone realmente e sinceramente preoccupati del loro futuro, da colorati e gioiosi festaioli erano un’innocua amalgama, un inconsapevole contenitore. Al loro interno si occultavano, con maestria da trasformisti, alcune centinaia di estremisti, quelli che con una definizione troppo generalistica vengono definiti “Gli incappucciati o black bloc”. Ovviamente tra la festante maggioranza dei partecipanti al corteo e i guerriglieri non vi era connivenza, attenzione ho detto “maggioranza”, perché credo non si possa escludere a priori che oltre alla forza d’urto costituita dai ragazzi in felpa nera vi fossero, tra i pacifici partecipanti, anche altri individui che nonostante abbiano mantenuto fino alla fine la loro posizione di anonimato hanno fatto da osservatori al servizio dei “combattenti”. Come avrete capito io contesto assolutamente la teoria che vuole i ragazzi violenti come degli individualisti privi di un’organizzazione e di una regia, mi rifiuto di credere che essi agissero spontaneamente senza aver nulla programmato e senza aver studiato un piano ben programmato. Chiunque si intenda un poco di strategia militare si sarà reso conto che quei ragazzi hanno applicato un piano tattico ineccepibile, la cui realizzazione prevede una programmazione, uno studio del territorio delle operazioni e di una direzione accurata e gerarchicamente strutturata.
Gli incappucciati ad un certo punto del percorso del corteo, o meglio in alcuni determinati punti, si sono rivelati ed hanno fronteggiato le forze dell’ordine, già in allerta in quanto prevedevano possibili scontri, le forze dell’ordine sono confluite per fermare e disperdere i violenti. Queste forze di scontro hanno manifestato l’intenzione di voler ingaggiare battaglia, poi quando sono stati sicuri che il grosso di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza era accorso per costituire un muro invalicabile si sono rapidamente dispersi in molteplici direzioni, raggiungendo i loro reali obbiettivi lasciati sguarniti e senza difesa, una manovra diversiva di tutto rispetto che prevede una strategia ben studiata e una regia sul campo oltre ad una capacità di coordinamento eccellenti. Si ricordi che molti di questi ragazzi non sono di Roma e muoversi con sicurezza attraverso una città dalla viabilità difficile come la Capitale non è cosa da poco. Roma è una città difficile, dove gli stessi romani, a volte si orientano a fatica, e dove anche i navigatori satellitari bestemmiano. Spostare con precisione alcune centinaia, dicono cinquecento, ragazzi collocandoli con precisione, dopo averli divisi in gruppi più piccoli, sugli obbiettivi da colpire non è affatto semplice. Una simile tattica prevede un accurato studio del territorio ed un’ispezione dei luoghi, oltre, ovviamente, a dei quadri di comando distribuiti sul campo ma anche al di fuori del teatro delle operazioni, sicuramente vi erano molti osservatori che avvisavano i rivoltosi degli spostamenti e delle contromisure che venivano messe in atto dalle forze dell’ordine. L’idea che mi sono fatto studiando i video e le piantine delle zone interessate è che gli incappucciati hanno gestito in maniera militare le operazioni e sono stati di gran lunga più efficienti di chi li fronteggiava.
Inutile farsi illusioni, a mio avviso stiamo assistendo alla rinascita di un movimento di estrema sinistra, che nulla ha che vedere con la sinistra attuale che tutto è fuorchè sinistra comunista. Solo chi come me ha vissuto gli anni di piombo e ancor prima i movimenti studenteschi del ‘68 e seguenti, facendone poi motivo di studio ed approfondimento, cercando di andare alle radici del terrorismo rosso può, forse, rendersi conto che si sta sottovalutando i fatti del 15 ottobre.
Non dobbiamo dimenticare che l’Italia ha avuto il più forte partito comunista dell’Europa occidentale, che tale partito, il PCI, sosteneva e finanziava le sue frange più estremiste, questo almeno fino all’avvento del cosiddetto compromesso storico di berlinguerliana memoria, e che solo dopo il rapimento dell’onorevole Moro il PCI si dissociò in modo chiaro ed univoco dalla lotta armata, di cui fino ad allora aveva teorizzato l’avvento. L’aperta condanna delle brigate rosse e dei loro metodi avvenne dunque solo sul finire degli anni ‘70. Le stesse brigate rosse avevano natali che si possono far comodamente risalire, senza soluzione di continuità alle brigate partigiane dei GAP (gruppi armati partigiani) inquadrati nel CLN (Comitato di liberazione nazionale). Solo in Italia vi è stato un movimento terroristico di matrice comunista così ben organizzato, e finanziato, in tutto il resto dell’Europa è stata ben poca cosa al confronto. In Francia Action Direct, in Germania la RAF (frazione armata rossa) sono stati movimenti poco incisivi e facilmente debellati dallo stato.
Temiamo che la crisi economica globalizzata che ha investito i mercati occidentali, unitamente ad una economia le cui leggi si sono, con il tempo, estremizzate, passando da una economia di mercato ad un’economia d’elite in cui pochi, enormi gruppi di potere fanno il mercato e impongono la loro volontà e le loro regole, abbia, o stia, generando una nuova generazione di contestatori violenti. Forse non conosceranno Marx, non avranno letto il Capitale o Il Manifesto del partito comunista, ma si sentono respinti verso il proletariato o addirittura il sottoproletariato. Forse non hanno ancora la copertura ideologica e vanno a far guerriglia ai cortei come andrebbero a farla allo stadio, ma certamente troveranno sul loro cammino, ammesso che non sia già successo, uno o più personaggi che strumentalizzeranno la loro rabbia e ne faranno un mezzo di pressione per ottenere potere.
Facciamo attenzione, fatti come quelli di Roma non sono mai fini a se stessi, ma sono il frutto di un malessere che serpeggia pericolosamente e che potrebbe addensarsi in movimenti di portata sociale. Bisogna che si rivedano, in modo serio e non con operazioni di facciata, i criteri di distribuzione della ricchezza: oggi troppi strati della popolazione, per altro sempre più cospicui, sono tagliati fuori dal benessere e sospinti verso la povertà. L’indigenza già oggi coinvolge e attanaglia ben otto milioni d’italiani.
Luigi Orsino
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18 ottobre 2011 a 12:22
Spero solo che tutto quello che è accaduto e che che spero caldamente abbia un seguito, perchè bisogna andare oltre nella nostra legittima rivolta popolare, possa agire concretamente per migliorare la situazione di molti che vivono momenti difficili.
18 ottobre 2011 a 13:51
Purtroppo l’avevo detto che sarebbe andata così: quando c’è un Carusoman che, per mesi, aizza le persone alla violenza, naturale che accadano certe cose! Ora si potrebbe continuare a fare un discorso lungo eterno sulla manifestazione ma, no, non avrebbe senso! Ora si deve pensare ad andare avanti. Allontanare partiti e teste calde e riprendere in mano le redini con proposte serie e concrete!
18 ottobre 2011 a 16:44
Come volevasi dimostrare… solo che qui il problema non è stato quello dei “classici comunisti” perchè loro hanno avuto l’unica pecca di essere presenti a una manifestazione senza essere stati invitati, anzi, preventivamente cacciati.
Il punto è che alla manifestazione si sono presentati “guerriglieri” e tra questi non tutti avevano torto su tutto (scusa il giro di parole). Questi ragazzi estremisti non hanno nulla a che spartire con la finta sinistra italiana, questi sono autentici ribelli stile anni 70.
Sento troppo spesso ragazzi di estrema destra inveire contro il governo più di quelli di sinistra e sento troppo spesso ragazzi di estrema sinistra che vedono in questa sinistra italiana il male assoluto. In somma voglio dire che c’è un livello di coscienza in fase di risveglio ed è pericolosamente agguerrita e non credo a torto… scusate su questo, ma per me è così. Cosa ci si aspetta da questa generazione? Rose e fiori?
18 ottobre 2011 a 16:09
Sì è vero ora la cosa veramente importante e non perdere di mano tutta la situazione, anzi organizzare nuove idee e agire
18 ottobre 2011 a 17:47
Non lasciamo che ancora una volta venga tutto manipolato contro di noi….andiamo avanti e non lasciamoci confondere da chi ci vuole annientare.
18 ottobre 2011 a 18:20
La verità é semplice. Abbiamo visto a Roma la riedizione degli scontri di Genova: manifestanti pacifici come scudo e branco armato come PARASSITA che spacca, assale, brucia di tutto…A cominciare dai beni privati: auto, negozi, agenzie, perfino case, senza fermarsi stavolta nemmeno davanti ai simboli religiosi; la statua di Maria di Lourdes fatta a pezzi.
Il branco canagliesco fa il suo sporco mestiere: stupido, feroce, vile…come la feccia di Londra di questa estate, però con un addestramento para-militare. Frutto degli “stage” presso i cugini greci? Il branco delle felpe calate sul viso (che coraggiosi!) sfrutta il grosso vantaggio che gli viene dalla mentalità politica italiana:IL MITO della PROTESTA in PIAZZA, circonfusa di sacralità.Guai solo a pensare di limitarlo!
Ecco perché la CGIL (Camusso) si é scagliata contro il sindaco di Roma, il quale con una ordinanza ha giustamente sospeso il diritto ai cortei per un mese…Siamo giunti al punto vero: la piazza é “sacra”…ma i diritti dei cittadini che in piazza non vanno, essi lo sono? Non si direbbe affatto: nemmeno quello elementare di non ritrovarsi uno scheletro annerito al posto dell’auto. Quanto ai negozianti: é già molto se non vendono niente senza subire danni o saccheggi! Questo il punto di forza della MARMAGLIA INCAPPUCCIATA (e sicuramente manovrata): dentro la massa sono INTOCCABILI, a meno che le Forze dell’Ordine non vogliano rischiare il linciaggio morale di comunisti e paraculi affini, anticamera delle condanne giudiziarie! Dunque “alleggerire” e tamponare le aggressioni dei farabutti con la spranga, a rischio di morire, come ha rischiato quel carabiniere sceso dal blindato, ma a suo tempo lo stesso Placanica. Se non avesse sparato, regalando un “martire” alla sinistra, sarebbe probabilmente morto anche lui. La Polizia usa mezze misure; nemmeno riesce a proteggere se stessa! Figuriamoci l’ordine e la sicurezza dei cittadini…Quanto alla “condanna della violenza”: le parole si sprecano. Giusto solo le parole…
La verità ésemplice. Ma serve la buona fede per riconoscerla.