Se il reality nasce per mostrare ad un pubblico variegato e voyeristico il comportamento di un ristretto, e differenziato, gruppo di individui costretti a vivere per un certo periodo di tempo a stretto contatto tra loro, nella speranza che tale comportamento sia genuino od almeno abbastanza spontaneo è innegabile che tale fine è andato totalmente fallito. Ma noi crediamo che tale scopo non sia stato mai perseguito dagli autori, ai quali interessava, ovviamente, fare quanta più audience possibile. Non poteva essere ignorata dai progettisti del programma l’eventualità che la semplice osservazione dello svolgersi di fatti ne modifica l’andamento, soprattutto se i personaggi di tali fatti sanno di essere osservati. Ora risulta evidente che un gruppo di persone rinchiuse in un ambiente ristretto e costretti a vivere in comune, sapendo di essere spiati 24 ore su 24, modificano i loro schemi comportamentali, sia in funzione dell’appartenenza al gruppo che si è venuto a formare sia in relazione al fatto che sanno di essere osservati e giudicati.
Questo schema sociologico-spettacolare, abbastanza semplice per la prima, o comunque le prime edizioni, si è poi notevolmente modificato divenendo estremamente complesso, vuoi perché gli autori vi hanno inserito quelle variabili che sono in grado di rendere il programma più gradito, e quindi più seguito, dal grande pubblico, come ad esempio il sesso o i contrasti estremizzati, vuoi perché i partecipanti stessi hanno ben compreso la grande potenzialità che il programma poteva avere sul loro futuro professionale. Insomma chi entra nella casa del grande fratello è ormai un attore a tutti gli effetti, una persona che si è data una parte, o addirittura gli è stata affidata una parte, ed ad essa si attiene. L’effetto collaterale che si è ottenuto è quello dell’estremizzazione dei personaggi, in ogni edizioni le donne devono essere più sfrontate e sessualmente disponibili, gli uomini più aggressivi, provocatori e assatanati.
Poi vi sono i personaggi “fuori ruolo”, sono quelli che dovrebbero rompere gli schemi precostituiti, omosessuali oppure ragazze timidine o maschi poco testosterogeni, in realtà essi hanno il compito di esaltare maggiormente quelle figure più gradite al pubblico, perché in esse maggiormente si riconosce, appunto donne e uomini dai tratti e comportamenti esasperati.
In definitiva il “reality” non ha nulla di reale ma tutto dello spettacolo ben confezionato, che è poi quello che autori e produttori si prefiggevano. Se si fosse voluto condurre un esperimento a carattere sociologico o antropologico lo si sarebbe fatto in qualche università e non in un set televisivo.
Luigi Orsino
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11 novembre 2011 a 11:41
Personalmente mi fanno molto più schifo tutte le persone che guardono il grande fratello è inutile dire che se questa schifo di format televisivo va ad oltranza è perchè viene seguito.
11 novembre 2011 a 11:44
La verità è che le persone non hanno più alcun minimo di puduro, non provano profondo imbarazzo e rifiuto davanti a scene che devono stimolare solo ed esclusivamente questo. Invece NO le persone sono tutte depravate e provano interesse e non solo davanti a tutto questo orrore che ormai non si trova solo in televisione cosa altamente più grave.
11 novembre 2011 a 13:47
Signori, andiamo: il grande fratello è lo specchio della nostra società! Falsità, opportunismo, esibizionismo e ignoranza sono parte dell’italiano medio, quello facile da manovrare! Lo spettacolo è becero: ho captato la storia del gay di quest’anno! Facendo due indagini su un sito “a caso” (gay.it) risulta che spesso il ragazzuolo frequenti locali gay romani…ma nega e perché? perché per l’italiano medio l’omosessualità è da condannare….e questo è il problema della nostra società!
11 novembre 2011 a 13:48
ops, dimenticavo di spuntare sotto 😉
12 novembre 2011 a 12:15
COMMENTO DELL’AUTORE
Miei cari amici, devo l’amentare, e tirare con affetto le orecchie a chi lo ha fatto, l’aggiunta di quel GF12 al titolo che io avevo dato all’editoriale. Esso era “IL GRANDE FRATELLO” sic et simpliciter, forse quell’aggiunta è stata ritenuta necessaria per distinguerlo da un altro mio editoriale dallo stesso titolo, ma bastava leggere le prime righe per rendersi conto che il primo era un chiaro riferimento al grande fratello di Orwell, il secondo tratta proprio del programma televisivo. O meglio tratta del format televisivo denominato “Grande fratello”, confesso che del GF12 io non ho guardato neanche una manciata di secondi, niente di niente, troppo noioso, scontato, volgare e falso. Alle edizioni precedenti ho dedicato pochi minuti, facendo zapping, tanto mi è bastato per farmi un’idea, ho la supponenza di credere, precisa sul programma e su i suoi contenuti. Il programma in oggetto è un esempio della massima e peggior scorrettezza possibile, si spaccia per uno spaccato di vita reale quella che è invece pura invenzione televisiva. Attori che recitano non possono e non devono essere fatti passare per personagggi reali, si corre il rischio, tutt’altro che teorico, che qualcuno ci creda e li imiti, degradando ancora di più questa nostra società di per se stessa decadente. Sarebbe come se io assistendo ad un film sui vampiri mi convincessi che mordendo al collo il mio vicino di casa ne trarrei grandi benefici, immortalità, forza, potere, fascino, invece di una molto probabile gastrite. All’inizio ed alla fine di molti film, o fiction televisive, appare la giustissima dicitura:” I fatti ed i personaggi di questa storia sono frutto di fantasia, ogni riferimento a cose o persone realmente esistite è puramente casuale”, sarebbe il caso, anzi sarebbe d’obbligo, che anche il GF si avvalesse di questa opportunità. In tal modo, forse, i creduloni capirebbero che in quella casa ci sono solo attori che recitano, e una volta finita la serie se raccolgono successi personali è perchè hanno ben recitato la loro parte.
LUIGI ORSINO