In passato ho avuto a che fare, e a ridire con camorristi estorsori e usurai, non erano frequentazioni piacevoli, almeno per me, erano, diciamo così, il prezzo da pagare per poter lavorare con tutti i pezzi, del corpo, al loro solito posto. Gentaglia, certo facevano ricorso alla violenza fisica ma non disdegnavano la pressione psicologica indotta da minacce reiterate, da messaggi latenti e quasi insignificanti tratti dal contesto in cui avvenivano. Ma tant’è che se io o un mio collega trovavamo tra la corrispondenza un insignificante biglietto d’auguri, senza firma e lontano da festività, il significato era fin troppo chiaro.
Certo camorristi, usurai, delinquenti senza scrupoli e senza ritegno, personaggi che si dicevano uomini d’onore ma l’onore loro pensasse consistesse nel minacciare i deboli sapendo di essere forti, minacciare chi non poteva chiedere aiuto, minacciare chi non aveva nessuno che potesse aiutarlo.
Le cose non sono cambiate, lo Stato continua ad essere latitante e a non fare il proprio dovere lasciando il controllo del territorio alle bande criminali. Però nel frattempo qualcosa lo Stato l’ha imparata: usare i metodi dei camorristi e degli usurai è redditizio.
Non fatevi venire il mal di testa pensando che io voglia continuare a parlare per enigmi o attraverso esempi trasversali, sto parlando dell’agenzia di riscossione crediti chiamata “Equitalia” ex “Gestline”. Si tratta di una società privata che ha ricevuto in esclusiva dallo Stato italiano l’appalto per riscuotere i crediti scaduti e non onorati dai cittadini e dalle imprese private (ovviamente debiti di enti verso altri enti non sono di loro competenza così come non sono di loro competenza i debiti dello Stato verso i cittadini).
Ignobili gabellieri, anzi no efficienti strozzini che una volta agganciata la loro vittima non la mollano più, la perseguitano con ingiunzioni cariche di minacce, fanno crescere il credito vantato a dismisura, usando tutti i mezzi legali che lo Stato a messo loro a disposizione, e non sono pochi e non sono giusti, quando poi si presenta il caso non disdegnano di calcare un po’ la mano, certo scantonano un tantino, ma chi vuoi che vada a dar loro fastidio, chi vuoi che metta in discussione l’operato di coloro che si presentano dicendo di essere lo Stato e quando gli fai notare che lo Stato non sono, s’adombrano, ti guardano come un alieno, ti danno del piantagrane e ti fanno buttare fuori dai loro uffici dagli sgherri privati, non mancano mai fidatevi l’ho provato di persona, la loro migliore argomentazione e chiudere il discorso non dare spiegazioni, accusarti di fomentare disordine, farti sbattere fuori e minacciarti di chiamare la polizia se ti ripresenti nei loro uffici. Devi solo pagare quello che ti chiedono, o dimostrare che hai già pagato, se per caso hai avuto la pessima idea di buttare via la ricevuta di una contravvenzione che hai pagato anni fa, sei fatto, devi ripagare. Se non paghi ti mettono le ganasce fiscali all’auto, sequestrata presso il tuo domicilio in attesa di essere venduta all’asta, se poi il tuo debito è uguale o superiore a 5.000 Euro, ma solo da poco tempo perché prima bastava qualsiasi importo anche minimo, ti sequestrano anche la casa, che magari vale 50 volte in più del tuo debito.
Questi parassiti non conoscono ostacoli pur di raggiungere il loro scopo: ottenere il massimo profitto, non tengono in conto alcuna scusante o situazione contigente, non è di loro competenza, non sono assistenti sociali dicono. Così magari sequestrano l’auto di un disabile o l’abitazione di un pensionato o di un senza reddito, ma loro devono essere così: freddi, imparziali, spietati, aggressivi, protervi e spudoratamente consci della loro impunibilità, proprio come gli usurai con cui ebbi a che fare e che denunciai alle forze dell’ordine. Si ma queste sanguisughe a chi li denunci? Lo Stato li ha forniti di tanto di patente da criminali, quindi, possono agire indisturbati. Appaltare il recupero crediti o la riscossione di tasse e balzelli ad inquisitori senza scrupoli era pratica comune nell’oscuro medioevo, allora per debiti un uomo poteva essere ridotto in schiavitù e venduto come schiavo. Forse quest’ultima parte non avrei dovuta dirla, non vorrei suggerire nuove strategie.
Oggi solo le associazioni sorte a difesa dei consumatori e dei contribuenti cercano di contrastare questi vampiri assetati del nostro sangue, ma la legge lascia loro poco margine di manovra e così succede di leggere, quasi quotidianamente, di imprenditori suicidatosi perché ridotti in fallimento, di poveracci che provano a vivere in strada, dopo averli incontrati, magari prima di pensare seriamente a prendere un treno… di testa, giù dai binari.
Ma quale stato sociale da riformare! L’Italia è uno Stato asociale da rifondare su basi umane, dove la sopraffazione sia sostituita dalla solidarietà. E sarebbe anche ora, in questa epoca di globalizzazione non è difficile gettare lo sguardo nei paesi nostri vicini e soci (UE) per rendersi conto che in Italia siamo messi peggio del Belize.
Luigi Orsino
Di tutto quanto qui dichiarato mi assumo la piena responsabilità sollevando il blog che ospita questo mio scritto da qualsiasi responsabilità presente e futura.
Luigi Orsino
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11 dicembre 2011 a 08:57
Caro Luigi, ho avuto a che fare anchi’io coi succhiasangue di Equitalia e sono d’accordo con te. Purtroppo non ci sono paletti di frassino appuntiti o collane di aglio che possano fermarli! D’altra parte, cosa ci si può aspettare da uno stato che insegna ai suoi lacché che il popolo va munto? Lo stato italiano è un Leviathano che festeggia i 150 anni di unità senza ricordarsi quanto sia costata questa unità (al Nord come al Sud) ma aumentando a dismisura il costo di tenerci tutti uniti… ops, incatenati! Ma forse, un giorno, quando avremo superato la soglia della sopportazione, queste catene le spezzeremo. Diremo basta ai soprusi e alle vessazioni, mi auguro senza ricorrere alla violenza. Occorre solo che gli italiani maturino una coscienza collettiva diversa da quella attuale. Ma succederà, ne sono certo. Quando la corda è troppo tesa finisce per spezzarsi e tu ed io, che non siamo ancora vecchi e facciamo resistenza, ci godremo quel momento Buona domenica. GB.
11 dicembre 2011 a 11:05
Mi associo alla denuncia di Luigi Orsino.
Complimenti per l’editoriale, per la forza umana e sociale che esprime.
Luca Rivoli
11 dicembre 2011 a 13:08
Grazie astor, Grazie Luca,
Amici miei, sono certo che non direste mai “bene” al posto di “appena decente”.
Sono orgoglioso dei vostri commenti positivi, ricambio la vostra amicizia e ricambio gli auspici di una serena domenica.
Luigi Orsino
11 dicembre 2011 a 13:06
Condivido, appoggio e sottoscrivo quanto esposto dal collega Luigi Orsino.
Invito me e i lettori ad essere umili nei confronti dell’esperienza e grati nei confronti di chi non esita a metterla a disposizione degli altri.
Marco Cutolo – Redazione
11 dicembre 2011 a 13:15
Grazie Marco,
Sono convinto che la coesione tra coloro che riescono a guardare appena oltre l’immediatezza del momento e nel farlo cercano di trovare soluzioni potrebbero salvare tanti dalla sofferenza.
Nessuno ha la formula per risolvere tutti i problemi, ma ognuno deve fare la sua parte e se anche una sola vittoria verrà, ne sarà valsa comunque la pena.
Luigi Orsino