Il premier turco Erdogan ha definito le dilaganti proteste nel suo Paese, non democratiche ed ha invitato tutti a porre fine a questo stato di “confusione”. Se dovessimo seguire le sue argomentazioni, dovremmo pensare che la popolazione sia impazzita e che il suo desiderio di libertà, sia inutile. E’ cosi? No. Le cose sono diverse. La ribellione è partita per difendere un parco cittadino dalla costruzione di un centro commerciale, dal fatto che si eliminavano gli alberi per lasciare spazio al cemento. Di conseguenza, poi è esplosa nelle principali citta’ turche ed il vento di libertà si è diffuso ovunque.
La reazione delle forze dell’ordine è stata violentissima: sono stati usati i lacrimogeni e sono stati sparati proiettili di gomma. I manifestanti, giovani come i nostri in Italia, sono stati feriti ed arrestati come delinquenti incalliti. Sembra che il desiderio di cantare, suonare, di gridare l’inno alla libertà, sia stato soffocato con la forza, con una forza esorbitante. Lo stesso vice di Erdogan, Bulen Arinc, ha chiesto scusa per le violenze perpetrate verso i ragazzi, ragazzi che con la chitarra in cerchio, cantavano le canzoni preferite e quelle del momento. La questione che fa riflettere è che non si può reprimere la volontà del popolo, quando scende nelle piazze. Secondo Paci “si deve fermare l’inerzia della vita….” ed io noto che si intende far rimanere tutti nell’inerzia. Erdogan ha rivolto un appello all’unità del suo Paese e che cessino i “vandalismi”. Noi in Italia, che appello dovremmo ricevere?
7 giugno 2013
Cultura e Società