Le notizie incombono: le truppe israeliane si ritirano; il virus Ebola si diffonde e miete vittime; Gammy, il piccolo down, rifiutato dai genitori australiani “committenti” e quindi, nato da una madre surrogata; la famiglia Bossetti unita, dopo aver fatto visita al figlio, il presunto omicida di Yara; unita nel pensare all’innocenza di Massimo Giuseppe, un operaio casa, chiesa e lavoro. Questa è l’estate italiana tra il clima variabile, il sole rovente, la pioggia improvvisa che genera alluvioni, morti e distruzione di case, di strade e di tutto ciò che il fango trasporta. Automobili travolte, mobili e pezzi di arredamento da buttare via…Questa è l’estate che si sfrena a creare tragedie. E’ la solita estate italiana. L’estate della solitudine. L’estate della crisi economica. Un tempo vi era l’esodo dei vacanzieri: i primi di agosto chiudevano le fabbriche e via tutti al mare. Oggi, resteranno a casa gran parte di italiani e solo pochissimi, si rilasseranno su una rotonda sul mare e “sul nostro disco che suona…”, parole di una famosa canzone di Fred Bongusto. Era il tormentone degli anni sessanta, gli anni della ricchezza, del paradosso economico. Gli anni in cui si credeva di possedere i beni di consumo “importanti”, i beni che facilitavano i desideri. Gli anni in cui tutti abbiamo creduto di aver raggiunto la gloria. E ci siamo illusi. Ci siamo fidati di una casta che ha saputo manipolare le nostre menti. Siamo diventati vittime di persone che hanno promesso posti di lavoro, in tutte le amministrazioni. Ognuno di noi si è fidato. Si è fidato. Ora facciamo finta di non vedere dove….dove si finirà. Io stessa non considero nulla. Paci scriveva che “l’uomo si deve riscattare dall’inerzia..”. Noi siamo diventati abulici.
Rosa Mannetta
5 agosto 2014
Cultura e Società