Un mattino Sandra si reca in ospedale. Deve “fare” un’eco addome completa. Lei deve sempre sottoporsi a questo controllo. Sempre. Sandra vuole fuggire. Non può. Il medico: “Caspita. Vedo delle macchie nel fegato”. Sandra è impietrita. E’ atterrita. Risponde con il controllo della paura: “Che significa?”. “Può essere tutto e può essere nulla. Occorre una risonanza magnetica”. Sandra non piange, pensa solo che “doveva aspettarselo”. Il cancro-mostro vuole giocare ancora con lei. Già, vuole giocare. E poi, la risonanza. Niente di grave: un falso allarme. Il medico ha sbagliato e le macchie sono irrilevanti. Se fossero state rilevanti, avrebbe avuto qualcosa al fegato….E al fegato il mostro, non perdona. Sandra racconta che ogni volta è un incubo. Ogni volta è una noia mista a paura. Paura inconscia. Paura conscia e sottile. Sottile come un giunco che il vento percuote, il vento impetuoso che scuote i rami in un temporale d’inverno. Sottile come il freddo che penetra e fa rabbrividire. Dawkins scrive: “E’ una fortuna vivere”.
Rosa Mannetta
28 dicembre 2014
Cultura e Società