Il libro “Il nottambulo e la falena”, si legge con immediatezza. Le liriche sono dettate dal ritmo della scoperta dei sentimenti dell’uomo, dell’intimità tra l’uomo e la natura. Il mistero della vita si concretizza nella lirica “Il nottambulo e la falena”, lirica che riprende il titolo, del libro stesso. Secondo il poeta, “la falena e il nottambulo, due esistenze private della luce di Dio”, due contrapposizioni di vita che confluiscono nell’oscurità della notte. Egli è impegnato a percorrere il sentiero della luce, dove si “incanala” verso lo splendore del suo io, verso la strada da proseguire. Il poeta desidera “essere come le nuvole sospinte dal vento”, essere leggero per andare lontano; è come un viandante alla ricerca di se stesso. “Un viandante ….fissa l’orizzonte…è un uomo in cerca” ed ecco la ricerca sul significato del presente, configurazione arcana che allinea gli uomini. L’attesa è la meta da raggiungere. Abbagnano scriveva che “vita è attendere il tempo”. L’attesa di esserci. L’attesa che tutto si sistemerà. L’autore rispecchia la poesia del nostro tempo, protesa all’introspezione dell’animo umano, variegato e sottomesso alla legge dell’egoismo odierno. Egoismo spietato che non esita a scavalcare i valori di crescita personale. “I cuori nobili” sono delle meteore nel buio del terzo millennio e la luce potrebbe inondarli.
Rosa Mannetta
27 febbraio 2015 a 09:59
bellissima ,noto che hai letto d’un fiato la mia raccolta, ed hai saputo imprimere il giusto senso alle parole …grazie di cuore
27 febbraio 2015 a 11:39
Ho scritto ciò che sentivo. Grazie a te…