La poesia di Flora Rucco è immediata. Lei va nello spirito che vuole rappresentare. Per esempio, il quadro: “La penna e la spada”, è il simbolo di due mondi contrapposti, di due mondi che si intersecano; la donna europea vestita in un abito lungo del XIX secolo, è posta di profilo; la donna araba, vestita con il niqab, ha uno sguardo fiero di chi sa che non sarà facile la conquista dell’autodeterminazione. In fondo, tra Occidente e Oriente, la donna è vittima di pregiudizi. E il problema si pone in quanto, è la stessa donna a sentirsi tale. Il messaggio di Flora giunge in modo intenso. La donna è la vita, è Iside, la dea madre della terra, la dea calpestata dai pensieri umani. Ed ecco che nella poesia “Madrilegio”, le madri “su spiagge dorate riflettono chiare le vite spezzate”. Il tema della madre è ricorrente in una terra, la Campania, distrutta dai veleni delle discariche abusive e non identificate. La Campania è una regione del Sud, un sud triste, un sud che può risorgere. Il verso “Arsa è la coscienza dell’umano divenire”, è il riscatto di speranza, di questo meridione sepolto dai poteri stagnanti. Il movimento culturale che si muove a Napoli e in varie città della Campania, è un fluire di scrittori che elevano il classico sud: il risveglio delle menti è iniziato. Tonino Guerra scriveva: “Piano piano accarezzo una margherita”. La margherita è la natura che si riprende…
Rosa Mannetta
3 agosto 2015
Cultura e Società