Leggo e rileggo emozioni nella raccolta di poesie: “Nun ce tuccate Napule”, di Giovanni Croce. Il poeta Giovanni Croce vive a Napoli. E’ napoletano, ma un napoletano dalla grande anima che scrive solo con i sentimenti. Ci si accinge a parlare con Giovanni e si ritorna nel secolo scorso. Precisamente, Giovanni ricorda il tipico gentiluomo inglese del XX secolo. Il suo modo di parlare pacato, quando parla della poesia, come ragione di vita, fa comprendere la spiccata napoletanità autentica. E quando scrive: “Si ancora ‘mpietto vuje tenite ‘o core…”, si sente la passione per Napoli, una città dai mille volti e dalle nascoste bellezze. Travolgente è la poesia “Viento”, con il verso “stasera ‘o viento s’allamenta, sesca, è cchiù addeventa ‘nsisto”, in cui il vento è prorompente, si fa sentire ed insiste nel soffiare. La considerazione sulla vita è che “è fatta a pizzeche e petaccia e ‘o vino buono se venne senza frasche”, vale a dire che la stessa vita è di vari pezzi e il vino buono è quello di vera uva. La società in cui viviamo rispecchia il volto difficile della vita. Paul Verlaine scriveva: “Imploro la speranza….”. Il poeta vagheggia la speranza. Sempre…
Rosa Mannetta
8 febbraio 2016
Cultura e Società