Conosciamo l’autore.
“Come è nata l’idea del libro?”.
Alessio Tropeano: “L’idea è nata per caso. Mi ha indotto a scrivere anche il dott. Giulio Ciccarelli, il neurologo che mi ha seguito. Ho voluto diffondere ottimismo. Il Parkinson, non può congelare la vita. In ogni caso, si continua a vivere”.
“Ci descrive per sommi capi come si concretizza il suo romanzo?”.
“Non ho descritto la malattia in sé. Ho descritto il fenomeno della vita. Ho espresso le fasi di una vita che di certo, diventa difficile, ma non impossibile”.
“Quale messaggio vuole diffondere?”.
“Non basta parlare del morbo di Parkinson, nella giornata del MALATO DI PARKINSON. Occorre conoscere lo status del malato e di cosa significhi convivere con questa malattia”.
Ho rivolto delle domande precise. Lo scrittore Alessio Tropeano mi ha risposto in modo sintetico e preciso. In questo contesto si comprende che la malattia non può impedire l’esplicazione della personalità del malato stesso. Alessio è andato oltre la malattia. Ha espresso il suo orizzonte narrativo. Il Parkinson diventa un mezzo per scoprire la sua anima. Ma non occorre esaltare la malattia…Non è così. La malattia, fa approfondire alcune tematiche ed è un modo per “accettarla”. Alessio sa che ha il Parkinson, chiede rispetto in una società che chiude il malato in un muro di isolamento. Alessio, sfonda l’isolamento. Epitteto scriveva: “Vedi in te stesso la forza per vivere”. In pratica, vediamo ciò che desideriamo. La vita è questa. Non esistono vie diverse.
Rosa Mannetta
5 dicembre 2016
Cultura e Società