Maria Clotilde Cunari, una poetessa, una scrittrice con vari interessi che vanno dal mondo dell’arte, alla musica. Una vita spesa nell’insegnamento e poi, dopo aver raggiunto la pensione, ha come per …magia, ripreso quelle poesie scritte da tempo e custodite in un cassetto. Custodite, con affetto e con quel senso di intima proprietà. L’autrice scrive che “un fruscio di canne accompagnava i pensieri che ondeggiavano nella mia mente..”, un cumulo di pensieri affastellavano la sua mente, i ricordi sorprendevano e sorprendono il tempo che passa. Il tempo è inesorabile. Il tempo delle stagioni che si alternano e si rinnovano. L’alba nuova è attesa: la lirica “Alba nuova” è la riscoperta della gioia dopo il dolore. La poetessa Maria Clotilde è sempre in “cammino in cerca di una luce”; è sempre alla ricerca di una freschezza di luci ed ombre che la rendano libera di vivere. Nelle poesie in vernacolo, si sente sempre di più quel senso di libertà, quella freschezza di sentimenti che esplodono come “quanno guard’ ‘o mare, tanno tu suspire..”, come quando il mare fa sospirare, rende tutto un tripudio di colori. La napoletanità è un riscatto culturale e sociale; la poetessa scrive: “Si tu nun si napulitano, nun ‘o ssaje ca te pierde..” vale a dire, che chi non conosce l’anima di Napoli, non sa che cosa può perdere. Maria Clotilde ha regalato emozioni con la sua raccolta di poesie, da leggere con partecipazione. Arthur Rimbaud scriveva: “Poeti quando avrete le rose…”. I poeti avranno le rose quando saranno letti. E noi li leggiamo…
Rosa Mannetta
27 dicembre 2016
Cultura e Società