E’ pervenuta in redazione questa testimonianza. Pubblico quanto ricevuto: “Redazione di Pensareliberi, vi scrivo per esprimere tutta la mia delusione. Ho una laurea in Scienza dell’Informazione, partecipo a vari concorsi e non so più cosa fare. Non voglio ancora dipendere dai miei genitori. Loro non sono eterni. Ho 30 anni. Ho diritto ad avere una mia vita? Faccio tanti lavori. Ora faccio la cameriera in un bar. Fino a quando dovrò fare un lavoro precario? Sarà per tutta la vita? A chi mi dice: “Sposati, fai un figlio..?”. Cosa devo rispondere? Come faccio un figlio e poi come lo mantengo? Arriverò a 40 anni e poi sarà tardi per fare un figlio. Magari lo farò pure con qualche malattia. Si sa che dopo i 40 anni, i figli hanno vari rischi…E allora, cosa faccio? Faccio la precaria”.
Questo è lo sfogo di una trentenne. La ragazza non ha messo il nome. Forse preferisce rimanere anonima. E’ sconcertante cosa scrive. Lei fa comprendere che vorrebbe come tutti, una famiglia ed ha paura di come un futuro precario, possa incombere. Nel nostro Paese non nascono bambini. Mi sembra un Paese da incubo. Raccapricciante, questa conclusione. Terribile e vera. Cosa dire? Ma cosa dico? Siamo ostaggio dell’Europa. Siamo ostaggio dei cataclismi, terremoti che si verificano nel Centro Italia. Siamo ostaggio di una politica…se poi è politica, questa che sta al governo. Siamo un Paese in ostaggio. Marc Augé scrive: “I non luoghi sono opportuni, rendono la comunicazione facile”. E noi, sappiamo comunicare? Il problema è che non sappiamo più osare.
Rosa Mannetta
29 gennaio 2017
Cultura e Società