Ho letto il libro di Alfonso Gargano: “La Parola al Cuore”. Si deve leggere. Scrive l’autore: “Bastava cento lire per iniziare a cantare, pochi attimi e il 45 giri iniziava…” ed è subito poesia. E’ una poesia “Il juke box”, che rivela un tempo che non sarà più, un tempo che non ritornerà. E’ il tempo dell’adolescenza di una storia del nostro Paese, gli anni sessanta e settanta, dove le cose erano semplici e vere. Il sentimento di verità è evidente anche nella lirica “Il terremoto”, dove “un grande boato cresce lento…tra uno scricchiolio ed un quadro che cade, il lampadario oscilla, la paura t’invade..”; predomina il terrore dell’uomo di fronte alla forza della natura. Predomina la reazione degli uomini di fronte ad un simile disastro. Le varie liriche denotano una sorta di nostalgia costruttiva, che non demolisce il presente. E’ un compendio con le attuali “esigenze di spiritualità”. E quando il nostro Alfonso Gargano esprime che “il ricordo infuoca i pensieri, il tempo è passato, ma sembra ieri”, si respira l’emozione di ciò che è l’animo umano. Non a caso, Cesare Pavese scriveva: “Sempre vieni dal mare..”, vale a dire, si rivive ogni volta ciò che il cuore già conosceva. Vivere e rivivere esperienze. Vivere la vita in varie similitudini, ripercorrere sentieri diversi e non.
Rosa Mannetta
11 aprile 2017
Cultura e Società