Giorni fa, 7 docenti universitari sono finiti agli arresti domiciliari. L’accusa è stata di corruzione. Dall’operazione “Chiamata alle armi”, è emerso che “l’assegnazione di abilitazioni all’insegnamento avveniva in base a valutazioni non su criteri meritocratici, ma su criteri orientati su interessi personali o associativi”. Tutto è venuto fuori, perché un ricercatore è stato indotto a ritirare la propria domanda da alcuni professori, i quali, dovevano favorire un altro soggetto. Questo è lo stesso copione che dagli anni ottanta ad oggi, è diventata una consuetudine. Perché parlare degli anni ottanta? In quegli anni si delineò l’individualismo postmoderno che dava peso alla concezione estetizzante del vivere. E si delineò, ancora, la frattura tra cittadini e istituzioni. In quegli anni si posero le basi del raggiungere gli scopi in modo “veloce e facile”, quel “facile” che ha sviluppato quella corruzione sommersa di cui nessuno parla. Fedor Dostoevskij scriveva: “La sofferenza e il dolore sono doverosi…”. E sono una nostra caratteristica?
Rosa Mannetta
27 settembre 2017
Cultura e Società