Il libro di Sandro Biffi, “Io piangio a Brescia – Auschwitz”, si legge con emozione. Il protagonista, Alberto, ha raccontato la sua storia con Alexandra. Alexandra è una bella nigeriana che è costretta a prostituirsi, in quanto deve pagare un debito notevole. Perché il debito? Deve saldare un debito verso coloro che le hanno organizzato il viaggio in Italia e le hanno lasciato credere che avrebbe avuto un lavoro e un futuro migliore. Alberto ha dato i suoi appunti sulla sua storia con Alexandra, a Sandro Biffi. Sandro Biffi è lo pseudonimo di uno scrittore di Brescia. L’autore del romanzo, mi ha chiesto di mantenere celata la sua vera identità. Ho rispettato la sua decisione e comprendo che in questo periodo storico, sia necessario non rivelarsi. L’argomento è forte: riguarda la tratta di giovani ragazze dal continente africano che poi, vengono immesse sulla strada. Il nostro Sandro ha descritto la sofferenza e il maltrattamento di queste ragazze “schiave” di organizzazioni scellerate. In questo contesto, si deve usare un linguaggio “diplomatico”. Il libro è una denuncia dettagliata su cosa accade alle varie ragazze che arrivano nel nostro Paese e sul fatto che non si può essere diretti nella narrazione. Non si può dire altro. Occorre riflettere su “quel non si può”. Non si può. Non si può. esistono poteri più forti della “forza”, come definizione. Sylvia Plath scriveva: “Come vorrei credere nella tenerezza”. Ed io vorrei credere nella realtà. Vorrei crederci….
Rosa Mannetta
23 settembre 2018
Cultura e Società